La meravigliosa Cascata dell’Acquacheta – Appennino Romagnolo MAGGIORI DETTAGLI »

Cascata dell’Acquacheta: perchè visitarla!

Semplicemente imperdibile, la cascata dell’Acquacheta deve essere visitata almeno una volta nella vita! Perchè?

Ecco una lista di validi motivi:

  • si trova nella stupenda vallata del Fiume Montone, Appennino Romagnolo (provincia di Forlì-Cesena)
  • per raggiungerla si percorre un itinerario escursionistico molto gradevole, sempre a contatto con l’acqua, la sua sonorità e i suoi molteplici colori
  • è compresa all’interno del meraviglioso Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e del Monte Falterona e Campigna
  • è un Geosito della Regione Emilia-Romagna
  • è compresa in un sito della Rete Natura 2000 (a tutela degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario)
  • tutta la valle dell’Acquacheta ha un interesse storico legato alla presenza dei monaci Benedettini, il borgo de I Romiti è sorto infatti nel XV secolo sulle rovine dell’eremo del Monastero di San Benedetto in Alpe, nel quale aveva trovato rifugio Dante durante l’esilio da Firenze
  • infine, è famosa per essere citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia (Inferno XVI, 94-102)

Come quel fiume c’ha proprio cammino
prima dal Monte Viso ‘nver’ levante,
da la sinistra costa d’Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
de l’Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;
così, giù d’una ripa discoscesa,
trovammo risonar quell’acqua tinta,
sì che ‘n poc’ora avria l’orecchia offesa.

Come raggiungerla

Per raggiungerla si parte a piedi dall’abitato di San Benedetto in Alpe, imboccando il sentiero CAI 407 che viaggia in direzione ovest parallelo al corso del Torrrente Acquacheta. Si mantiene questo sentiero per circa 4 km, camminando a lato del fiume, per lo più immersi nel bosco, accompagnati del rumore dell’acqua e da splendide fioriture di sottobosco.

Lungo il greto del corso d’acqua si susseguono numerose morfologie di erosione, con pozze limpidissime, rapide ed affioramenti rocciosi modellati in vario modo dalle acque.

Nell’ultimo tratto ci si inerpica un po’ su un paesaggio più roccioso, per raggiungere il punto panoramico sulla cascata (sull’altro versante): non si può certo sbagliare, l’imponente salto della cascata (circa 70 metri!) vi lascerà a bocca aperta!

Poco oltre si arriva ad un laghetto con la cascata del Torrente Lavène, detta “cascata piccola” (salto di circa 20 metri), che secondo me è un vero gioiellino! D’estate qualcuno si rinfresca nelle acque del laghetto.

Se si prosegue, attraversando l’alveo del Torrente Lavène e risalendo un poco lungo il sentiero, si raggiunge la Piana dei Romiti, da cui si può vedere il salto della cascata dall’alto, una splendida vista panoramica sulla valle dell’Acquacheta.

Si può rientrare per lo stesso percorso (consigliato), oppure (se ben allenati e con ore di luce a disposizione) si può chiudere l’anello prendendo il sentiero CAI 409, ma attenzione che aumentano i km e il grado di difficoltà (si aggiunge una parte in salita e un ultimo tratto in ripida discesa).

Quando andare

La tarda primavera (aprile – maggio) è la stagione ideale per godere di splendide fioriture e contemporaneamente apprezzare la maestosità delle cascate. Questa infatti dipende dalla portata del torrente: attenzione che, se andrete nell’estate inoltrata (o a primavera ma dopo un inverno molto siccitoso), potreste rimanere un po’ delusi. Ma se la primavera è stata generosa di piogge (e meglio ancora se durante l’inverno ha nevicato abbondantemente), anche a tarda primavera la portata del torrente sarà buona. (Le mie foto sono del 1° giugno 2019, dopo un maggio di piogge abbondanti)

Invece, se le piogge autunnali iniziano presto, potreste approfittare di una giornata soleggiata di autunno (non andateci con la pioggia!) e godere degli splendidi colori autunnali dei boschi (foliage).

Idrologia e geologia

Il torrente Acquacheta raccoglie le sorgenti del Fiume Montone, di cui è affluente sinistro. Il Montone da San Benedetto in Alpe raggiunge la città di Forlì lambendone a occidente il centro storico, dopo aver ricevuto il Fiume Rabbi (che si sviluppa nella vallata parallela). Da qui in poi scorre in pianura in direzione di Ravenna, dove unendosi al Fiume Ronco origina i Fiumi Uniti, che sfociano nel mare Adriatico.

La valle del torrente Acquacheta è incisa profondamente nella Formazione Marnoso Arenacea (formazione sedimentaria in facies di flysch, costituita da un’alternanza ritmica di arenarie e marne che si depositarono su fondali profondi -ambienti di piana bacinale- durante il Miocene).

E’ una tipica valle a sezione asimmetrica: il versante destro, segnato da una stratificazione a reggipoggio, è molto dirupato e prevalentemente rivestito da bosco, mentre il versante sinistro, rivestito da arbusteti, prati e pascoli, presenta morfologie più dolci il cui andamento rimarca quello delle superfici di strato, disposte a franapoggio.

La cascata dell’Acquacheta è di una bellezza singolare: le acque si diramano su uno spettacolare affioramento roccioso, scorrendo sulle superfici di strato inclinate verso ovest e allargandosi sull’affioramento a creare numerosi rami. La Formazione Marnoso-Arenacea ha un ruolo chiave nella morfologia della cascata: l’alternanza di livelli arenacei, più resistenti all’erosione, e marnosi, più facilmente erodibili, ha determinato una successione di piccoli salti d’acqua e ripidi scivoli e la strutturazione della cascata ad ampia gradinata.

La cascata nasce nella Piana dei Romiti, un’area pianeggiante e umida che rappresenta il riempimento alluvionale di un antico bacino lacustre generato da frana di sbarramento, che causò contestualmente l’origine alle cascate: il corpo di frana, sceso dal colle del Sodaccio, sbarrò il corso del fosso Acquacheta, deviandone le acque sull’adiacente balza posta all’estremità orientale della piana, obbligando il nuovo corso dell’Acquacheta a scendere sul ripido affioramento roccioso.

Infine, per chi fosse interessato ad approfondire i temi geologici ed idrogeologici della vallata, consiglio lo studio Alto Bacino del Fiume Montone, Cartografia idrogeologica per la protezione delle risorse idriche sotterranee delle unità torbiditiche (Regione Emilia-Romagna, 2012).


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Se vi è una magia su questo pianeta, è contenuta nell’acqua
(Loren Eiseley)

La montagna, la natura e il trekking sono una mia grande passione: da qui l’idea di creare il tema “Acqua e passi”, dove raccogliere alcuni itinerari escursionistici o turistici in cui l’elemento ACQUA è protagonista.

Voglio cominciare dalle spettacolari Cascate del Dardagna, un luogo splendido della mia regione e del mio amato Appennino Tosco-Emiliano.

Cascate del Dardagna: come raggiungerle

Per visitare le cascate, da Vidiciatico (BO) si prende la S.P. 71 o del Cavone, e poi si può lasciare l’auto nel parcheggio del Centro Visite di Pian d’Ivo del Parco Regionale del Corno alle Scale o nei pressi del santuario della Madonna dell’Acero.

Dopo una visita al suggestivo santuario della Madonna dell’Acero, per visitare le cascate si prende il sentiero CAI 331 e si segue l’itinerario escursionistico descritto alla pagina web del comprensorio del Corno alle Scale, che nella sua prima parte è accessibile a tutti e permette di raggiungere la prima spettacolare cascata.

Nella seconda parte il sentiero CAI 333 si arrampica dentro un meraviglioso bosco di faggi, costeggiando il corso d’acqua e presentando punti ripidi, anche se addolciti da scale e corrimano. Quindi può essere percorso solo da persone in buona forma fisica e dotate di scarponi. Lo spettacolo offerto dalle cascate è davvero unico: il Torrente Dardagna compie sette sbalzi, e il sentiero li costeggia tutti.

Geologia delle cascate del Dardagna

Il Torrente Dardagna nasce alle pendici del Corno alle Scale, precisamente nell’ampia e complessa conca glaciale tra il Corno alle Scale ed il Monte Spigolino (tra questi due troviamo le cime del Monte Cupolino e Monte Cornaccio); la testata della Valle del Dardagna è un GEOSITO della Regione Emilia-Romagna.

Poco più in basso della conca glaciale, la valle del Torrente Dardagna subisce un repentino restringimento della sezione, con una sorta di soglia significativamente segnata lungo il fondovalle dal forte dislivello su cui scendono le Cascate del Dardagna.

La Cascate del Dardagna sono un GEOSITO della Regione Emilia-Romagna.

L’origine delle cascate è legata a più fattori, tra cui:

  • il forte dislivello esistente tra la conca sommitale e le zone vallive intermedie: le acque superano infatti, mediante la successione di salti e rapide (intervallati da pozze con forme del tipo “marmitte dei giganti”), un dislivello complessivo di oltre 100 m, con uno sviluppo in pianta di circa 300 m
  • la struttura del substrato geologico: le Arenarie del Monte Cervarola sono infatti “ammassi rocciosi strutturalmente ordinati costituiti da alternanze tra livelli lapidei (es: arenarie cementate, calcareniti, calcilutiti, ecc.) e livelli pelitici, con livelli lapidei prevalenti: rapporto L/P > 3.” Alla sommità dei salti maggiori si nota la presenza di strati arenacei di grande spessore, la cui elevata resistenza all’azione erosiva dell’acqua, determina sul fondo del greto una sorta di soglia più tenace che determina un gradino su cui si imposta il salto della cascata.

Dopo un viaggio di circa 15 km, in località di Rocchetta il Torrente Dardagna si unisce al Torrente Leo, che poi in località Montespecchio si unisce al Torrente Scoltenna, formando così il Fiume Panaro.


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